Il Museo

Il museo di Pejo è un museo storico dedicato alla Prima Guerra Mondiale, e in particolare alla “Guerra Bianca”. L’obiettivo dell’esposizione è quello di rendere testimonianza della vita quotidiana dei soldati al fronte e della popolazione delle retrovie e non di essere una mera raccolta di armi o di reperti bellici. Il nostro museo vuole essere un vero e proprio presidio della memoria delle persone, uomini e donne, che sono stati segnati dalla follia della Guerra.

Molti oggetti recuperati negli ultimi anni rappresentano qualcosa di unico perché si sono mantenuti quasi integri all’interno dei ghiacciai e riportano a noi, dopo 100 anni, la loro storia interrotta.

Il Museo narra anche le azioni belliche specifiche del fronte compreso tra il passo del Tonale e il Gavia e ricostruisce alcuni “ambienti tipici” della guerra in alta montagna.

Trovano sede espositiva nel museo le armi usate in battaglia, compresi rudimenti bellici di grosso calibro e apparecchiature di precisione. Si possono scoprire i vestimenti e le divise recuperate, gli elmi, le ghette e le calzature dell’epoca.

Agli aspetti di vita e di dolore quotidiani il Museo dedica attenzione nella scelta degli oggetti esposti: medicamenti, spille decorative, oggetti personali, suppellettili, strumenti artigianali per rendere meno dura la vita al fronte e nelle retrovie. Particolarmente interessanti alcune vetrine e raccolte, quali: gli oggetti della mensa e quelli del tempo libero; gli strumenti della cucina e quelli dell’infermeria; i mezzi di trasporto su neve e ghiaccio; gli oggetti del passatempo e della devozione religiosa; i segni di riconoscimento e i distintivi delle azioni di qualità e di coraggio.

Il museo rappresenta anche il fulcro di una serie di attività didattiche, formative, storiche e a sfondo turistico, che riguardano la grande guerra in generale e su aspetti specifici, anche localistici, della stessa.

La Prima Guerra Mondiale sui monti dell’alto Noce

Con il 24 maggio 1915, la guerra che già aveva fatto la sua apparizione in molte famiglie della Valle di Sole, portando i loro figli al fronte e spesso alla morte, si appostò stabilmente e direttamente sulla soglia di casa. Il vecchio confine amministrativo con il Regno d’Italia si trasformò in fronte di guerra. L’esercito imperiale austriaco prese il potere ovunque. Il paese di Vermiglio fu evacuato. Donne e ragazzi furono costretti a dure corvee di guerra. I generi alimentari furono razionati, requisiti, rubati. La povertà, la miseria, la fatica, la paura, l’intimidazione diventarono pane quotidiano. Le libertà civili e politiche furono sostanzialmente sospese. Se sulle alte montagne sovrastanti si attestò uno dei fronti più alti ed inediti che la storia ricordi, nelle comunità dislocate vicino al fronte, e in particolare nella Valle di Pejo, la guerra diventò battaglia giornaliera per la sopravvivenza fisica e psicologica. Gli Alpini Italiani e i Landes-Kaiserschützen imperiali si scontrarono in epiche battaglie, nelle quali il valore militare divenne simbolo e strumento anche di una incredibile capacità di capire la montagna, di conquistarla e di soggiogarla. Il territorio tutto si vede profondamente segnato da trincee, camminamenti, gallerie, postazioni, ricoveri, baracche, che tuttora indicano la profondità e la complessità delle vicende militari, alpinistiche ed umane che lo investirono in tre anni di guerra dura e cattiva, anche se non priva di aspetti di lealtà e di umanità. Sulla cima del S. Matteo, una delle dieci che fanno da corona alla Valle di Pejo, fu combattuta la più alta battaglia della storia, quella battaglia che ha trasformato la “guerra bianca” combattuta in Adamello e sull’Ortles Cevedale, in un’epopea dalle connotazioni mitiche e leggendarie.